mercoledì 13 novembre 2013

Escuela y Dia de los muertos.

Ben ritrovati! Scrivo alla vigilia del mio terzo mese per raccontarvi le ultime novità ma soprattutto per parlare un pò della scuola e della situazione che sto vivendo qui con essa. Come già ho detto le cose in famiglia, e in generale la vita quotidiana, vanno bene e ogni giorno c'è qualcosa di nuovo da scoprire, vedere, provare; tuttavia la mia routine è disturbata dalla scuola e dalle mie preoccupazioni. 
Fin da subito i problemi ci sono stati, ma altri più grandi mi hanno semplicemente fatto passare sopra alle cose, vedere i lati positivi che sempre, anche nel dolore più grande ci sono; tuttavia ora che finalmente ho trovato un'equilibrio nella mia vita, ma soprattutto dentro me stessa, sto cominciando a preoccuparmi realmente per la scuola.

L'ambiente è orribile: non c'è libertà di parola ed espressione; in classe siamo in 60 e quasi nessuno nonostante ciò pensa con la sua testa, ma segue solo quello che i professori dicono, spesso osservazioni sbagliate, frutto di mentalità chiuse. Per esempio la maestra di chimica, mi ha umiliato davanti alla classe per averla corretta sul fatto che in Italia l'acqua costa 280pesos (circa 15euro). Gli studenti sono obbligati a portare la divisa in ordine, mentre i professori o dirigenti si vestono in modi assurdi e volgari, facendoti capire che loro sono superiori a te e lo rimarranno sempre;  il rispetto segue solo una direzione, ovvero quella alunno-professore. Non importa imparare, gli studenti non studiano per questo ma solo per essere migliori di qualcun altro; per me la scuola è sempre stata un luogo dove migliorare, accrescere le mie conoscenze, ma per me stessa, per il mio volere e crescita personale. Invece qui per la prima volta mi sono sentita consigliare il metodo 'studia, fai l'esame, dimentica quello che hai studiato e inizia con un nuovo argomento'.

Non faccio nessuna materia che faccio in Italia a parte Inglese e Matematica. Durante le lezioni mi ritrovo annoiata, demotivata; non sono per niente interessata nelle materie, anche perchè qui non spiegano, solo assegnano compiti e lavori che io faccio fatica a fare anche per la mancanza delle basi. La valutazione finale è un insieme di tante cose, anche inutili, che quindi mi rovinano i voti. Mi sveglio alla mattina chiedendomi perchè vado a sprecare il mio tempo, perchè davvero non imparo nulla, mentre potrei dedicarmi ad altre attività come il volontariato che renderebbero la mia permanenza maggiormente completa.
Sono in crisi e veramente non mi sento me stessa a scuola, perchè la mia voglia di fare è svanita, mi sento solo la per scaldare il banco.

L'unica cosa che mi fa davvero piacere fare, è insegnare inglese agli studenti del corso pomeridiano, perchè è davvero interessante mettersi per una volta 'dall'altra parte dell'aula' e perchè qui, veramente, il livello di istruzione (a parte quello universitario) è davvero molto basso ed è fantastico potere dare una mano.

La scuola è l'unica cosa che mi manca dell'Italia e solo adesso riesco a capire quando essa sia importante. Nonostante anche lì ci siano le ingiustizie, mi rendo conto che almeno noi abbiamo la garanzia di poter imparare davvero, di poter esprimere la nostra opinione e che alla fine della quinta uscremo sì come diplomati, ma soprattutto come uomini e donne che hanno avuto la opportunità di crescere all'interno di un ambiente (abbastanza) sano. Mi manca sentirmi parte integrante della classe (qui la metà della gente non conosce i nomi dei proprio compagni), il rapporto con i professori, la soddisfazione che mi dava prendere un bel voto o discutere di un tema per me importante. Vorrei che qualcuno dicesse ai miei compagni italiani di riconoscere razionalmente la fortuna che hanno a studiare in quella scuola, di sfruttare le cose belle di essa perchè saranno parte del nostro futuro. Devono capirlo ora, non dopo gli esami, perchè il tempo non ci ritorna indietro mai più.


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Il 2 novembre qui, come in Italia, si festeggia il giorno dei morti; tuttavia il 'dia de los muertos' in Messico è qualcosa di speciale, unico, che si può vivere in modo speciale solo qui.
Le strade e le piazze sono decorate con statue di scheletri vestiti in abiti sgargianti, che ballano, suonano o svolgono le attività che solo le persone vive possono fare. In tutte le case si costruisce un altare per i propri morti, decorandolo con fiori e con gli oggetti che piacevano al defunto perchè durante questo giorno si crede che lui ritorna per passarlo con te. Innalzarlo assieme alla mia famiglia è stata un emozione davvero forte, perchè lo scorso Marzo, è venuta a mancare una delle mie cugine a causa di un incidente d'auto, aveva solo 23 anni. Non l'ho mai conosciuta, ma grazie a lei ho potuto imparare un'altra cosa su questo popolo, ovvero la loro concezione della morte. 

Qui, come dovunque, quando una persona cara viene a mancare si soffre, si piange. Tuttavia si crede fermamente che quella persona sia in un posto migliore, dove ti può vedere, aiutare affrontare i momenti difficili, un pò come un angelo custode; tutti credono in questo, nessuno ha dubbi, religioso o no. Il giorno dei morti si va al cimitero con tutta la famiglia, portando cibo e doni sulla tomba; i mariachi (tipico gruppo folkloristico messicano), circondano il sepolcro intonando canzoni allegre che piacevano alla persona defunta. Dopodiché si va tutti insieme per fare un pranzo che dura tutto il giorno e dove si ricorda in modo felice chi non c'è più.

Tutto questo è molto intimo, che porta la gioia anche in una cosa triste come la morte. Non esiste la funzione malinconica, il silenzio doloroso del nostro cimitero. La morte qui è una nuova vita, come il passaggio all'età adulta; considerata come una cosa normale, che ci rende mortali e per questo così unici e speciali. Qualcosa di incomprensibile alla nostra mente ma che ci deve dare speranza non dolore.

Questi eventi, sono quelli che sempre di più mi fanno amare questo paese, che mi fanno capire che sia valsa la pena soffrire. In Italia mi sono sempre sentita un pesce fuor d'acqua, mai integrata completamente, sempre irritata o nervosa per qualcosa. Ora sono sempre me stessa, mi sento libera; in 3 mesi non mi è mai capitato di arrabbiarmi con qualcuno e mi sento incredibilmente cambiata. Guardo le cose in un'altra prospettiva più saggia e meno sognatrice, cerco di vivere ogni momento con energia senza mai pensare al futuro, medito di più prima di aprire la bocca, ho imparato a convivere con due fratelli a cui voglio un mondo di bene, molte cose sono passate da scontate a preziose. 





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